Alba di un Orizzonte Organico

Alba di un Orizzonte Organico

 

Alba di un Orizzonte Organico

 

Tecnica

Acrilici su legno, 100*150 cm

 

Descrizione

Questa opera nasce dall’uomo, un uomo contemporaneo e sempre più distaccato da tutti e tutto, nel pieno della sua solitudine mentre cerca di capire il perché della propria tristezza.

Una massa di carne cammina con una strana eleganza nel mezzo del quadro. Dove c’è lei ogni cosa sbianca fino a sparire. Essa simboleggia un orizzonte ideale, nel quale ogni bisogno di compagnia viene soppresso da un essere di pelle, macabro, innaturale e desiderato da tutti.

L’idea di partenza…

Nella mia ricerca artistica sono partito con l’obiettivo di capire le origini della solitudine delle persone. La mancanza del contatto tra gli uomini, la necessità di comprensione, il distacco dovuto alle nuove tecnologie e ai social network sono state solo alcune delle risposte a questo quesito iniziale sulle cause della solitudine, il contesto stesso del quadro (un prato verde e isolato) può considerarsi un fattore scatenante di quest’ultima. Infatti esso simboleggia un isolamento fisico dovuto ad un’urbanizzazione concentrata che tende ad escludere dalla socializzazione le persone abitanti in campagne.

In concomitanza a questa mia ricerca ho iniziato anche a pensare ad un modo per poter placare questa sofferenza.

Come placare la sofferenza

La soluzione doveva essere qualcosa di organico e materiale, che al tatto ricordasse la pelle calda.

La carne infatti spesso si presenta come un placebo, è qualcosa che le persone cercano in continuazione senza rendersene conto, ad esempio comprando animali, facendo docce calde, sentendo calore delle stufe sulle mani e così via.

Le persone sembrano non avere più tempo per abbracciarsi e scambiarsi affetto, nemmeno tra familiari, nonostante ciò ne sentono la necessità e cercano di sviare a ciò sostituendo i rapporti interpersonali con oggetti. È proprio da questo che la creatura situata nel mezzo della mia opera ha preso forma, una necessità dall’uomo materializzata come macabra salvatrice dalle sofferenze umane. Una creatura organica che amo immaginare con il suo fare lento e ammaliante, e le persone che corrono per abbracciarla, senza rendersi conto che invece potrebbero abbracciarsi l’un l’altra.

Macabra come gli oggetti che l’uomo usa per evitare i rapporti sociali, enorme come la necessità di calore.

Un parassita sociale, che avanza piano e che con il suo candore oscura tutta la bellezza del mondo.

Sono artefice di questa mia era, osservatore di questa nuova piaga, silenziosa e depressiva: la solitudine.